7 giorni nel nord della Namibia

Dopo essere rimasti incantati dal sud, proseguiamo in nostro viaggio con 7 giorni nel nord della Namibia. Qui trovate il nostro itinerario giorno per giorno tra savana, deserto e oceano.

Rinoceronte e zebre allo stagno

Giorno 1, ISAP Namibia e AfriCat foundation.

Il primo giorno è stato tutto dedicato ad organizzazioni che lottano per la conservazione delle specie animali.

Visita all’ISAP Namibia.

La prima di queste è stata la ISAP Namibia (Intelligence Support Against Poaching) , un’organizzazione no profit che mira a combattere il bracconaggio attraverso l’utilizzo della tecnologia e la raccolta di informazioni da varie piattaforme ma sopratutto, attraverso la creazione di consapevolezza.

Abbiamo pranzato con loro in un punto di appoggio nel mezzo di una radura e, durante il pranzo, ci hanno spiegato come spesso il bracconaggio sia visto come una fonte di guadagno per la popolazione locale.

Uno dei loro obiettivi è proprio quello di far capire ai piccoli agricoltori e alla popolazione locale che un rinoceronte vivo su suolo namibiano può generare più profitti di un rinoceronte morto sul mercato cinese.

Il percorso è ancora lungo ma ci hanno detto che iniziano a vedere qualche buon risultato 🙂

AfriCat Foundation a Okonjima.

Nel pomeriggio siamo arrivati a Okonjima, riserva naturale in cui abbiamo piazzato la tenda e vissuto una delle esperienze più belle di tutto il viaggio.

Dovete sapere che Okonjima non è un parco nazionale bensì una riserva privata in cui opera una fondazione no profit, la AfriCat, che si dedica al recupero di carnivori in cattività e alla loro reintroduzione attraverso programmi di salvaguardia ed educazione.

Appena montate le tende, un ranger è venuto a prenderci e ci ha portato al centro informazioni in cui ci ha spiegato bene i principi su cui si basa Okonjima e tutto il lavoro della fondazione e solo alla fine, ci ha portato all’interno dell’area carnivori… non vi nascondiamo che un po’ abbiamo avuto paura!

Ci trovavamo su una jeep aperta che procedeva a passo d’uomo per scrutare in mezzo all’erba segni del passaggio dei ghepardi, giravamo già da un po’ quando Margherita ne vede uno a un paio di metri da noi e con una voce flebile troncata dalla paura dice al ranger “Is there, under the tree!”

L’emozione più grande però l’abbiamo provata poco dopo, nel recinto dei leopardi!

Qui la guida ci spiega che si tratta di esemplari che non verranno mai reintrodotti in riserva, non perchè abbiano perso l’istinto di caccia ma perchè malati o troppo pericolosi (spesso infatti si tratta di animali che hanno subito maltrattamenti), poi ci chiede di entrare in una struttura metallica, molto simile ad una gabbia, e di fare silenzio assoluto. All’esterno, proprio davanti a noi il leopardo ci ha sentiti e cammina avanti e indietro curioso, possiamo sentirne il respiro e quando finalmente la struttura apre la parte fenestrata, lo vediamo lì davanti a noi a fissarci intensamente. Non sappiamo spiegare se il brivido che abbiamo provato fosse paura o emozione, probabilmente un mix delle due cose ma è stato davvero fantastico!

Il campeggio di Okonjima è uno dei più selvaggi che abbiamo mai visto, completamente immerso nella natura con un view point proprio sulla savana ed è talmente immerso nel nulla che ci ha regalato una meravigliosa via lattea!

Giorno 2 e 3, Etosha National Park.

Il secondo giorno lasciamo Okonjima al mattino presto e guidiamo per circa 300 km fino a Namuntoni.

Qui inizia la nostra avventura all’Etosha National Park, la riserva faunistica più importante di tutta la Namibia

Etosha National Park

L’Etosha National park ha un’estensione di 22,270 km² di cui gran parte sono costituiti da savana, vi è solo una parte che è quasi totalmente priva di vegetazione ed è una depressione salina che si trova proprio al centro del parco, l’Etosha Pan.

Il parco è rinomato per la presenza di moltissimi animali tra cui i famosi “big five“, i 5 grandi animali della savana: elefanti, rinoceronti, bufali, leoni e leopardi ma le probabilità di avvistamento di ogni specie dipendono molto dalla stagione.

Noi ci siamo stati nel mezzo della stagione delle piogge, periodo in cui la vegetazione è più fitta quindi non proprio il periodo migliore ma siamo comunque riusciti a vedere la maggior parte dei big five, l’unico di cui abbiamo seguito le tracce senza però vederlo è stato il leopardo.

Visitare l’Etosha con un gruppo guidato non è un problema, la vostra guida si occuperà di tutto, dalla guida alle prenotazioni varie, se però volete andare in self-drive vi consigliamo di seguire le indicazioni del sito ufficiale.

La prima notte l’abbiamo passata al Namuntoni Campsite mentre la seconda all’Okakulejo Campsite, noi ci siamo trovati bene in entrambi ma la seconda notte ci ha regalato la scena più bella di tutto il nostro soggiorno in Etosha…dopo cena, con alcuni compagni di viaggio, siamo andati al view point vicino allo stagno per vedere qualche animale bere, speravamo in qualche elefante o giraffa ma dopo quasi un’ora non si era visto ancora nessuno. Stavamo per venire via quando abbiamo sentito dei versi strani e dopo poco è comparso un rinoceronte con il suo piccolino!! Siamo rimasti lì un’altra ora a vederlo bere e persino allattare, è stato davvero emozionante!

Giorno 4, visita a una comunità Himba e notte nel Damaraland.

Il quarto giorno inizia con una visita ad un villaggio Himba.

Chi sono gli Himba?

Gli Himba sono una popolazione nomade che risiede nel nord della Namibia. Il loro nome è nato verso la fine del XIX secolo, quando i Tijmba-Herero furono obbligati a fuggire a nord, nell’attuale Angola, e costretti a chiedere “himba”, ovvero cibo, elemosina e spazio vitale alle popolazioni locali. Questa popolazione vive ancora oggi lontana da ogni interferenza europea, in villaggi costituiti da agglomerati di semplici capanne di rami e paglia e fango.

Sappiamo che non si può tornare dalla Namibia senza aver visitato un villaggio Himba ma a noi l’esperienza all’Otjikandero Himba Village non è piaciuta particolarmente, quindi la riassumiamo qui in poche righe.

Nel villaggio è possibile visitare le abitazioni e, tramite una guida locale, avere informazioni su stile di vita e tradizioni ma a noi è sembrato tutto molto creato ad hoc: un villaggio fatto apposta per attirare turisti, con bambini estremamente propensi a farsi fotografare e adulti che sembravano quasi figuranti…noi, e alcuni nostri compagni di viaggio, ci siamo persino sentiti a disagio, non abbiamo scattato foto (ad eccezione di questa capanna) e abbiamo registrato solo pochi secondi di video che trovate sul nostro canale YouTube nel video Namibia On The Road 2020.

Abbiamo poi scoperto che nelle zone di Opuwo e Ruacana ci sono tanti villaggi Himba molto meno turistici di questo quindi il nostro consiglio, se volete vivere un’esperienza così, è di provare a cercarne uno lì.

Nel pomeriggio abbiamo raggiunto il camping Hoada che si trova nella Grootberg area, tra alberi Mopani e rocce di granito che sembrano meteoriti in un mare di sabbia rossa.

Come per tutte le altre tappe, ci siamo goduti una birretta e un sidro con i nostri compagni di viaggio, davanti meraviglioso tramonto!

Giorno 5, incisioni rupestri e giraffe del deserto.

La sveglia questa volta suona un po’ più tardi e con calma lasciamo questo panorama, che sembra essere di un altro pianeta, e ci inoltriamo in un nuovo deserto, questa volta però è un deserto senza dune ma pieno di piccole pietre ferrose.

La nostra destinazione finale è Twyfwlfontein, una valle di roccia arenaria nell’arida zona del Damaraland, nota per numerosi dipinti rupestri e graffiti dell’età della pietra.

Una volta superato il Grootberg Pass, il deserto roccioso si è aperto davanti a noi regalandoci un altro panorama mozzafiato. Qui la nostra guida ci ha mostrato tracce di elefanti ma purtroppo non siamo riusciti a vederne nessuno…sì in questa zona esistono animali che sono riusciti ad adattarsi al deserto, tra questi elefanti, leoni e giraffe, le uniche che siamo riusciti a vedere.

Siamo arrivati a Twyfelfontein verso mezzogiorno, non proprio l’orario migliore per un giro nel deserto ma quando si vogliono incastrare più cose bisogna fare dei sacrifici…

Il sito delle incisioni è molto interessante ma vi consigliamo di farvi accompagnare da una guida, la nostra era davvero molto preparata: non solo ci ha mostrato i disegni ma ci ha anche spiegato i significati di forme apparentemente banali, difficili da comprendere per un europeo che non ha ben chiara la storia geologica di queste aree.

Nel pomeriggio ci siamo diretti verso un altro bellissimo camping, il camping Madisa, che si trova lungo le tratte degli elefanti del deserto (abbiamo visto tante impronte proprio lì intorno), brulica di piccoli animali ( fagianelle, scoiattoli e svariati tipi di uccelli) ed offre un meraviglioso panorama!

Giorno 6, Cape Cross e la Skeleton Coast.

Il sesto giorno è stato intenso, ci siamo svegliati presto, giusto il tempo di smontare le tende, bere un caffè caldo e siamo partiti.

Abbiamo nuovamente attraversato zone desertiche e per un po’ abbiamo visto solo due colori: il blu del cielo e il giallo della sabbia.

La colonia di otarie a Cape Cross.

La prima tappa è stata la colonia di otarie orsine di Cape Cross.

Nel periodo in cui siamo andati noi, gennaio, le otarie avevano appena dato alla luce i piccoli, offrendoci uno spettacolo che era al contempo meraviglioso e disgustoso.

Meraviglioso perchè vedere tutti quei piccoli di otaria correre nella sabbia uno sopra l’altro è stato di una tenerezza infinita, disgustoso perchè purtroppo l’odore era davvero troppo forte…lo sappiamo, vi state domandando quale odore, beh le otarie sono davvero tante e partoriscono tutte insieme, ovviamente non tutti i piccoli nascono vivi, non tutti sopravvivono alle prime ore di vita e molti invece diventano facile preda per gli sciacalli. Ecco, in questa parte iniziale del cerchio della vita, su questa parte di costa si accumulano piccole carcasse che, con il calore del sole, trasformano l’aria da magica a irrespirabile.

La guida ci aveva concesso uno stop di circa 40 minuti ma dopo 35 eravamo già tutti pronti a ripartire e nessuno di noi quel giorno è riuscito a pranzare.

Il volo panoramico su Namib e Skeleton Coast.

Nel primo pomeriggio abbiamo raggiunto Swakopmund e ci siamo concessi un regalo: un volo panoramico su parte delle meraviglie viste in queste due settimane namibiane.

Quando ci è stato proposto tra le attività opzionali, eravamo un po’ indecisi perchè, tra tutte le alternative, era quella più cara. Poi però abbiamo pensato che poteva essere un’occasione unica e che sarebbe stato anche l’unico modo per vedere i relitti della Skeleton Coast a cui Simone tanto teneva…non abbiamo resistito e abbiamo prenotato.

Abbiamo volato con con un piccolo aereo da turismo (4 passeggeri + il pilota) della compagnia Sossusfly.

Quella che vedete qui affianco è la rotta che abbiamo seguito.

Da Swakopmund abbiamo volato in direzione Tropico del Capricorno e da qui sorvolato il deserto del Namib, è stato bellissimo vedere dall’alto la Dead Vlei e le dune che abbiamo salito nella prima settimana in Namibia.

Il pilota è stato bravissimo a evitare vuoti d’aria e ad avvicinarsi il più possibile alle dune permettendoci di fotografare gruppi di orici e zebre.

Da qui abbiamo proseguito verso la costa passando per zone minerarie abbandonate e sorvolando più volte vecchi relitti navali. Lungo la costa abbiamo visto colonie di otarie e volato con stormi di fenicotteri rosa.

Infine, arrivati a Walvis Bay abbiamo sorvolato le saline e il panorama si è tinto di rosa!

È stata un’esperienza meravigliosa che sicuramente è valsa la spesa: l’emozione di sorvolare il deserto, di piegarsi così vicino alle dune da avere la sensazione di poterle toccare e di volare affianco ai fenicotteri è davvero unica e la porteremo sempre nel cuore!

Le foto che abbiamo scattato renderanno questo ricordo indelebile!

Giorno 7, Swakopmund e rientro a Windhoek.

L'ultimo giorno di questa settimana passata nel nord della Namibia non abbiamo fatto granchè, dovendo rientrare a Windhoek nel tardo pomeriggio abbiamo avuto solo la mattina per fare un giro tra le vie di Swakopmund.

Se avete più tempo dedicate alla città qualche ora in più, ci sono diverse gallerie d'arte e un museo, noi ci siamo limitati al faro rosso e bianco e al mercatino degli artigiani.

Nel primo pomeriggio ci siamo messi in viaggio per rientrare nella capitale dove siamo stati altri 3 giorni.

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